Il cicloamatore con la bicicletta truccata: “I giudici l’hanno tenuta un’ora e mezzo, non so che cosa hanno fatto”

Nella giornata di ieri è emersa la notizia del ritrovamento di un bicicletta truccata al termine di una corsa del Centro sportivo italiano a Bedizzole. A darne la notizia era stata la Gazzetta dello Sport, che nella giornata odierna ha voluto intervistare il cicloamatore protagonista di questa vicenda, Alessandro Andreoli: “Hanno voluto controllarmi la bici. I giudici se la sono tenuta un’ora e mezzo mentre io sono andato a cambiarmi. Avevo le mie cose da fare e sbrigare. Vai te a sapere cosa hanno fatto. Loro sostengono che dentro c’è un motorino, ma non hanno trovato nulla. Le ruote non giravano. Loro hanno cercato i pulsanti ma non hanno trovato nulla”.

Il cicloamatore bresciano ha poi ricostruito l’acquisto della bici incriminata: “L’ho comprata da un privato conosciuto al mare a Forte dei Marmi. Non mi ricordo il suo nome e nemmeno il suo telefono. Ci siamo trovati per strada, la bici mi piaceva, mi ha fatto un prezzaccio e l’ho presa“. “Si vede che do fastidio a qualcuno – aggiunge Andreoli – Sono gelosi per il mio tenore di vita alto. Ma io faccio il piastrellista da anni e guadagno tanto. Perché si arriva a dopare la bici? Non lo so. Io sono appassionato di sport e non mi aspettavo tutto questo putiferio”.

Lo stesso Andreoli poi ha smentito di aver ammesso l’uso del motorino, non accettando la proposta dei giudici di andare ad un centro specializzato per smontare e controllare la bicicletta solo perché doveva andare ad un matrimonio e faceva tardi.

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